Le origini del Centro Elis affondano nel lontano 1957

Nell'intervista al dr. Bruno Picher la ricostruzione della sua storia fino all'inaugurazione nel 1965 con Papa Paolo VI

E’ imminente il 50° anniversario della fondazione dell’ELIS, Scuola Professionale per l’Educazione Lavoro Istruzione Sport, benemerita per la formazione dei giovani al lavoro e alla loro crescita umana. Abbiamo ritenuta  perciò  ideale l’occasione di far conoscere la storia della splendida e proficua realtà educativa. Questa, dal Tiburtino, ha continuato nel mezzo secolo della sua attività, a costituire un richiamo forte ed ininterrotto per i giovani in virtù della concreta e costruttiva capacità di formarli professionalmente e di imprimere pure alla loro vita uno stile, di pregio, oltre alla qualità prettamente lavorativa. Così in questo lungo lasso di tempo il flusso di  giovani, da tutta Roma e dai suoi dintorni, è stato notevole e crescente viste le indiscusse garanzie che l’ELIS ha continuato ad assicurare.

Ci siamo chiesti a questo punto chi avrebbe potuto raccontarci il mezzo secolo dell’ELIS, descriverci in breve le vicende che hanno visto nascere e concretizzare l’idea di dare vita, in questo territorio, a una istituzione così provvida; a chi ci narrasse dell’opera degli iniziatori, tutti volontari, che tralasciarono i propri personali impegni, per darsi anima e corpo all’iniziativa. Una iniziativa che il fondatore dell’Opus Dei, l’allora sacerdote ed ora San Josemaria Escrivà definì subito università del lavoro, a chi, infine, ci illustrasse l’attualità del Centro.

Il nome che ci è venuto in mente immediatamente è quello di Bruno Picher che sapevamo avrebbe soddisfatte le nostre domande, per aver vissuto tutta la vicenda dalla… preistoria, e che tuttora è interamente assorbito dal promuovere l’immagine dell’istituzione.

1965: Papa Paolo VI all'inugurazione del Centro Elis
21 novembre 1965: Papa Paolo VI all’inugurazione del Centro Elis

Dottor Picker, ci racconti la storia del Centro ELIS dal principio, anzi come ci ha graziosamente anticipato, dalla sua preistoria.

La preistoria inizia nel  lontano 1957, quando Papa Pio XII compì 80 anni e, a fine anno, ricevette in regalo un omaggio economico da tutto il mondo e che la Santa Sede si propose di impiegare “per i giovani del Tiburtino”.

Il Tiburtino allora era conosciuto come il quartiere più povero di Roma: c’erano molti immigrati che arrivavano a Roma alla ricerca del lavoro, e si stabilivano soprattutto sulle vie Tiburtina e Prenestina. E non rispondendo la Città al fabbisogno abitativo, diedero inizio al fenomeno delle baraccopoli.

Ricordo bene quella del Borghetto Prenestino, dove dal 1964 in poi andavo a trovare casa per casa le famiglie dei ragazzi che cominciavano a frequentare il Centro ELIS.

Attorno alle borgate poi sorgevano agglomerati più o meni diffusi di baracche: ce n’erano lungo l’Aniene, a Pietralata, a S. Maria del Soccorso, i posti descritti negli anni ‘50 da Pier Paolo Pasolini in “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”. Proprio in uno di questi posti egli si trasferì con la famiglia all’INA-casa, a pochissima distanza dal terreno dove è poi sorto il Centro ELIS (http://www.elis.org/).

E come si è poi concretizzata l’idea del  Centro?

Pio XII morì  nel 1958 e per qualche tempo le cose rimasero in sospeso, fino a quando nella primavera 1963, vidi per la prima volta il Centro. Era in fase di costruzione. Da quello che so, fu Papa Giovanni XXIII nel 1959, che informato sul progetto, chiese ad un sacerdote che stimava per il suo apostolato tra i giovani, se voleva realizzare l’opera sociale al Tiburtino con i fondi raccolti. Quel sacerdote, poi monsignore oggi è santo con il nome di Josemaría Escrivá fondatore dell’Opus Dei.

Allora non conoscevo questi fatti nei particolari, ma posso dire che l’Opera aveva già iniziato a piantare, anche se da pochi anni, il suo piccolo seme in Italia ed i suoi sodali erano in gran parte studenti e giovani professionisti, con nessuna esperienza in questo settore di attività.

Credo che monsignore Josemaría Escrivá, abbia accettato questa autentica avventura, per le sue convinzioni che gli avevano fatto scrivere che “l’Opus Dei era venuta per servire la Chiesa, come vuole la Chiesa”.  Sicuramente avrà pregato molto per questa nuova impresa, affinché potesse essere utile ai giovani  del quartiere.

Ora ci racconti il suo percorso all’ELIS.

Nel 1963 ero diventato assistente del Prof. Pietro Onida , che nell’ambito del corso di Ragioneria tenuto al Centro, aveva introdotto l’ “Economia d’azienda”, allora poco praticata a Roma. Per  questo motivo mi aveva chiesto di conoscere le aziende produttive nella città, per creare un collegamento tra Università e Impresa.

Non vi erano ancora sulla Tiburtina molte aziende di una certa dimensione: ricordo la Voxon,  l’Autovox, la Selenia (adesso Alenia) che era agli inizi, poi l’Elettronica ed altre che in gran parte stavano attorno alla via Tiburtina.

Poi avvenne che un giorno l’Avv. Masià mi chiese di accompagnarlo e mi portò in piena campagna davanti a un grande cantiere   che già arrivava al 5° piano.  Il mio stupore fu grande quando mi spiegò che quello era destinato ad essere la sede dell’ELIS.

Gli dissi che il mio lavoro di insegnamento mi faceva conoscere varie imprese, e gli proposi di parlare a queste aziende di questa “avventura”, e proprio in quella zona.

E come portò avanti questo primo approccio?

Mi misi in contatto con altri giovani professionisti che frequentavano l’Opera e che dedicavano i fine settimana e spesso anche le serate dopo il lavoro, come volontari, per studiare le esigenze da soddisfare con quel progetto.

Mi è grato ricordare alcuni “fondatori”: Pier Giovanni Palla che lavorava alla RAI; Ugo Valandro in banca ed Enrico Achiardi, ingegnere che dirigeva i lavori del cantiere, e che poi è stato il primo direttore del Centro ELIS; Silvio Rigirozzi, che lavorava nel campo del cinema, Gilberto Balducci tecnico nucleare alla Casaccia. E tanti altri.

Ho parlato di volontariato in quanto non c’era una lira per questi studi di programma ed i soldi, gestiti direttamente dalla Santa Sede, erano impiegati esclusivamente per la costruzione.

Noi volontari giravamo il quartiere, interrogavamo la gente, anche i Parroci ed altre persone che conoscevano la zona.  Fu in quella occasione che conobbi l’allora giovane sacerdote don Luigi di Liegro che stava nella Parrocchia di san Luca sulla via Tiburtina. E fu Di Liegro che mi fece conoscere a fondo i problemi della zona. Da quell’incontro doveva nascere una profonda amicizia.

1965: plastico del progetto Centro Elis
1965: plastico del progetto Centro Elis

Quale fu il risultato di queste conoscenze del territorio?

Alla fine del 1964 l’ELIS cominciò la sua attività, sia pure in modo ridotto. Eravamo nel pieno di un cantiere che doveva terminare nell’estate del 1965.

Finora ho parlato di Centro ELIS, che è anche il nome dell’ Associazione Centro ELIS acronimo di Educazione, Lavoro, Istruzione, Sport, che è un ente senza fine di lucro fondato nel 1962 e che comprende due zone residenziali: una maschile e l’altra femminile, con attività aperte al quartiere. Il Centro ELIS, come si chiama adesso la parte maschile, era composto essenzialmente dalla residenza per 180 giovani lavoratori dai 15 ai 20 anni, che provenivano dal Centrosud ed in genere venivano a  per fare manovalanza, vivendo  ammucchiati in stanzette oppure in baracche; il Centro di Formazione Professionale del ministero del Lavoro, che ha iniziato a funzionare nella baracca del cantiere, che si andava riducendo, e poi ha proseguito nel seminterrato del Centro con corsi biennali per saldatori, meccanici e disegnatori tecnici; una biblioteca, aperta al quartiere; il Gruppo Sportivo ELIS, con unico sport, il calcio, nelle sue varie categorie. Questa è l’attività che dopo solo un anno ha diffuso il nome ELIS in tutto il territorio.

La parte femminile dell’ELIS si chiama SAFI, cioè Scuola Alberghiera Femminile Internazionale che era allora residenziale, e comprendeva già dall’inizio altre iniziative come la Scuola, per ragazze che provenivano da tanti paesini, da quelli attorno al Gran Sasso, a quasi tutte le province del Sud, che non avevano facilità di accedere a scuole dopo la terza media; il settore sportivo e molte altre attività studiate per le esigenze per le mamme della zona.

Mi fermo con questo elenco molto scarno, ma ogni settore ha avuto una crescita piena di simpatici aneddoti.

A fianco all’ELIS c’è la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista al Collatino, quale attinenza ha con il centro ELIS?

Nel progetto da noi studiato, vedendo che il quartiere si stava sviluppando in modo assai veloce, la Santa Sede ritenne necessario inserire anche quello di una Parrocchia.

Non essendoci mezzi finanziari, propose di destinare parte dei donativi alla costruzione di una chiesa, che iniziò un anno dopo il Centro, nell’estate del 1963. Poco tempo dopo aver deposto la prima pietra, Giovanni XXIII morì e gli successe Paolo VI, Giovanni Battista Montini, che come Vescovo di Milano era conosciuto come il Vescovo dei Lavoratori. La Santa Sede quindi decise di intitolare questa nuova Parrocchia, nel quartiere più povero di Roma e di fianco al grande centro sociale, proprio a San Giovanni Battista. Quindi questa è stata la prima Parrocchia intitolata al nome del Beato Paolo VI.

A quel tempo alle Parrocchie di periferia si chiedeva di tutto, poiché spesso erano l’unico centro di aggregazione. In questo caso, quando chiedevano di organizzare cose sportive, scolastiche, educative, ecc, il parroco diceva loro di chiedere al Centro ELIS, in modo che fin dall’inzio la Parrocchia è stata vista dalla gente come centro più spirituale che solo sociale.

L’avventura dell’inizio della gestione è stata durissima: tutti i fondi della donazione erano terminati con la costruzione della chiesa parrocchiale, e tutte le attività previste non si potevano sostenere da sole, perché noi giovani non avevamo una lira.

Per terminare, poche parole sulla inaugurazione del Centro.

E’  stata una giornata indimenticabile per tutti. Era il pomeriggio di domenica 21 novembre 1965, e ricordo che a quei tempi il Papa non faceva molte visite nella città di Roma: ci fu una folla enorme che bloccò anche le auto delle autorità. Chi lo desidera può vedere una sintesi del notiziario della Settimana Incom in cui si vede Paolo VI divertito con i giovani, ed anche  S. Josemaría in uno dei pochi documenti filmati in pubblico in cui parla in italiano nel suo messaggio al Papa.

Di questa visita, allora poco ordinaria per un Papa, ne parlò tutta la stampa mondiale, e soprattutto fece il giro del mondo la foto di Paolo VI che guarda un ragazzo che sta saldando; sono rimasto colpito vedendo la sua foto su un giornale della Cina.

 Le foto di questa pagina sono tratte dal filmato della  Settimana Incom


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