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Sintesi senza antitesi

Ieri l’altro Giuliano Pisapia alla “Festa de l’Unità” di Imola duellando, si fa per dire, con il ministro Maurizio Martina, le cui scheletriche forme, oltre alle sue posizioni politiche, mostrano plasticamente lo stato in cui è ridotta la sinistra interna al partito renziano, ha finalmente messo le carte in tavola con Renzi e il PD.

Stando a quanto riporta “la Repubblica”, Giuliano, incalzato dall’intervistatrice Bianca Berlinguer, ha portato un attacco a fondo mettendo in difficoltà l’esangue rappresentante dei democrats. Gli ha detto a brutto muso: “Un po’ di responsabilità il Pd ce l’ha? Dobbiamo recuperare i milioni di voti persi dal Pd. L’unica svolta possibile è che il Pd guardi a sinistra e non a destra, dicendo apertamente che il Pd non è autosufficiente e che il candidato non sarà il segretario del Pd. Perché se si vuole una coalizione si fanno le primarie. Se si dice che il candidato premier è il segretario Pd significa che volete andare avanti da soli, mentre noi vogliamo andare avanti insieme”.

Perbacco, altro che lavoro, occupazione, politiche economiche e ambientali, questione morale, questione democratica e quisquilie del genere. Altro che un minimo di programmi comuni, di politiche condivise e di comunità d’intenti a partire da quelle note dolenti. Qui il problema è l’autosufficienza del PD e la candidatura di Renzi a leader della coalizione perché, dice Pisapia, “Se si vuole una coalizione si fanno le primarie”. Per guardare a sinistra al PD basterebbe fare primarie di coalizione, rimuovere Renzi da candidato alle medesime (perché poi?) e battersi per una legge elettorale ad hoc.

D’Alema, qualche giorno prima, aveva detto che per la ricostituente sinistra, Pisapia “Ha tutte le caratteristiche per essere una personalità che parla a un’opinione pubblica che va oltre ai confini delle forze organizzate e può rappresentare al meglio un punto di sintesi”.

Giuliano l’ha preso in parola e ha scambiato la tesi, la sua, con la sintesi senza prendere in considerazione l’antitesi caldeggiata dagli altri suoi compagni d’impresa: mettere al primo posto i contenuti sociali e morali, in una parola costituzionali, per qualsiasi confronto con il PD .

Un vero hegeliano.


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