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San Lorenzo non è in vendita

Il grido dei suoi cittadini che da tempo lottano per fermare la speculazione edilizia e non solo

Quando guardi San Lorenzo, nella mente ti risuona la canzone “Là dove c’era l’erba ora c’è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà”.
Forse non parliamo di verde, che in questo quadrante è stato sempre carente, ma li dove c’era una bottega di artigianato oggi c’è un negozio che vende alcolici. Dove c’erano marciapiedi con alberi rigogliosi, oggi ci sono marciapiedi sporchi e pieni di immondizia, con venditori abusivi che scambiano gli angoli della strada come bagni pubblici e dove diventa impossibile passeggiare. Dove c’era l’ex dogana, oggi vorrebbero costruire appartamenti di lusso che il 90% dei cittadini nemmeno potrebbe permettersi di comprare a causa dei costi elevati ed un ennesimo centro commerciale. E li dove, si doveva costruire una piscina pubblica in mezzo a quel poco di verde, ci sarà un parcheggione.

Basta. Il grido di chi ama San Lorenzo, di chi ci è nato, di chi l’ha frequentato in gioventù, di chi ci si è trasferito pensando al caratteristico quartiere descritto sulle guide turistiche.
Da uno studio commissionato da Risorse per Roma un po’ di tempo fa, si leggeva: “San Lorenzo è un’area altamente edificata. Nel III municipio (ora II municipio – ndr) sono presenti 14.615 stanze per kmq, contro le 2.544 del comune di Roma e 4.616 abitazioni per kmq, contro le 854 di Roma. Nel III municipio, di converso, si è di fronte ad una presenza di aree verdi decisamente inferiore rispetto al resto del comune: gli abitanti del III municipio dispongono in media di 7 mq di verde pubblico in meno rispetto alla media della città… Attualmente, l’Università e il Policlinico rappresentano i volani per molte delle dinamiche economico-imprenditoriali del quartiere.”

manifestazione #sdogana la cittàRiprendendo l’ultima riga forse non è proprio un volano l’Università per il quartiere, visto che, come si legge sul sito di Libera Repubblica di San Lorenzo, schierata dalla parte dei cittadini, è stata proprio l’Università La Sapienza di Roma a dare un aut aut al comitato cittadino sulla questione parcheggio in via Cesare de Lollis angolo via Dalmati. “Vi daremo la piscina solo se ci permettete di costruire il parcheggio”, in breve.

Il comitato via dei Dalmati – dei Vestini – dei Marrucini, invece, ha cercato di analizzare le problematiche che ci sono: l’inquinamento, già molto pesante sul quadrante de Lollis – Marruccini (assenza di centraline per controllare i gas di scarico) si aggraverebbe con la costruzione dei nuovi parcheggi, per la mancanza di aree verdi fruibili dai residenti, dato l’altissimo tasso di antropizzazione di questa zona di Roma.

parcheggio via MarruciniIl garage che vorrebbe costruire l’Università sarà chiuso e di tre piani sopra lo spazio verde di via de Lollis. “Invece di valorizzare quel verde, con i suoi ritrovamenti archeologici, per il quartiere e per la città, ma solo per consentire a duecento dipendenti dell’Università, i più privilegiati, di poter arrivare al lavoro semplicemente attraversando la strada, anziché camminare 12 minuti dal parcheggio universitario di largo Passamonti. Infatti, il parcheggio Passamonti, ai margini della zona residenziale, potrebbe essere ampliato facilmente per accogliere 200 macchine, con un bassissimo impatto ambientale e ad una frazione del costo del mega-progetto attuale”.

I cittadini sono favorevoli alla valorizzazione dei beni archeologici attraverso la costituzione di un parco archeologico attrezzato, all’interno di un ecomuseo, diffuso in tutto il quartiere che ne conservi le specificità (dai palazzi a ringhiera, all’archeologia industriale, alla casa della memoria).
Sono favorevoli ad avere un quartiere più pulito, specialmente durante il fine settimana, quando l’inciviltà umana supera i limiti della decenza e le bottiglie di alcolici e di tanto altro resta sui marciapiedi fino a pomeriggio inoltrato.
San Lorenzo non è la periferia di Roma, San Lorenzo è a circa 4 km dal centro del potere. Ma la paura, il degrado, la cementificazione si sta allargando a macchia di olio. Basterebbe poco per garantire una vita ‘normale’ ai cittadini di Roma. Ma per ora gli interessi economici sono di gran lunga più importanti della sicurezza e della salute dei residenti.


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