Quelle 50 mila sentenze non eseguite a Napoli – Motorizzazione frenata – Le donne, l’Iran e l’Europa della Controriforma – “Pronto? Sono Maria Elena” – Il voto di Massimo 

Fatti e misfatti di giugno 2016

Quelle 50 mila sentenze non eseguite a Napoli

“A Napoli – è stata la denuncia del presidente della Corte d’appello, Giuseppe De Carolis – ci sono 50 mila sentenze divenute irrevocabili, di cui 12 mila riguardanti persone da arrestare, che sono tuttora ferme e non eseguite per mancanza di personale amministrativo”.

E il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando? Si è subito attivato. Ma, invece di mandare il necessario personale amministrativo, ha mandato gli ispettori ad ispezionare il già ispezionato dal presidente della Corte d’appello. Perché non si fida di lui o perché c’era qualcuno da mandare in gita-premio a Marechiaro?

Motorizzazione frenata

“Nel maggio del 2014 – nell’ambito del piano “Sforbicia Italia” – il Governo aveva annunciato l’accorpamento di Motorizzazione civile, Pubblico registro automobilistico e Aci”.

31-motorizzazioneAnnuncio concretizzato? Neanche questo. Si sono invece concretizzati, nei tre enti rimasti   ognun per sé, i tagli della “spending review”. Cosicché, ad esempio nella Motorizzazione civile, si è passati da 5.500 a 3.500 dipendenti. Con conseguenze negative per i cittadini: 120 giorni di attesa per far revisionare un camion in Veneto, 90  giorni per ottenere il duplicato di una patente a Firenze, 60 giorni per sostenere l’esame di guida a Milano. E così via attendendo. Con gli uffici costretti a mille artifici per non aggravare ulteriormente la situazione. Come a Sassari e ad Oristano, dove il personale è stato fatto arrivare da Cagliari, ma poi Cagliari, rimasta sguarnita, è stata costretta a chiedere aiuto, pagando naturalmente le indennità di trasferta, al Lazio e alla Toscana. Che magari, fra poco, saranno costrette a ricorrere all’Abruzzo e all’Emilia. E così via. Fino al Trentino e alla Valle d’Aosta. In un incessante “gioco dei quattro cantoni”. Sicuramente grottesco, se non addirittura mostruoso.

 

Le donne, l’Iran e l’Europa della Controriforma

“Sono le donne che non indossano il velo – ha rampognato l’imam Yosef Tabatabei che guida le preghiere del venerdi nella città iraniana di Isfahan – a causare la secca del fiume Zayandeh”.

A questo punto? Sì. Ma c’è già stato un precedente. L’imam iraniano Kazen Sedigi, non troppo tempo fa, ha “spiegato” che le donne le quali non si vestono modestamente diffondono l’adulterio nella società e, così, provocano i terremoti. Fra non molto, magari, qualche altro imam iraniano accuserà le donne che non indossano lo “hijab” di essere la causa di alluvioni e di nubifragi. L’Iran di oggi, dunque, come l’Europa della Controriforma, sei secoli fa, che bruciava le “streghe”. L’Iran, però, più civile: non è ancora arrivato a bruciare le sue “streghe” colpevoli di non indossare il velo. Oggi. Domani, purtroppo, chissà.

“Pronto? Sono Maria Elena”

“Pronto? – così l’inizio delle telefonate “pro candidato sindaco Giachetti” a Roma, nelle ultime ore utili prima del ballottaggio, il Ministro Boschi – sono Maria Elena”.

“Maria Elena chi?” la risposta ricevuta da alcuni. E lei, poverina, deve esserci rimasta molto male. Così come è rimasta molto male quando, arrivata sulla passerella di Christo sul Lago d’Iseo, è stata accolta, tra i fischi, anche da questo messaggio urlatole: “Ma vai a lavorare invece di venire qui a galleggiare”.

Il voto di Massimo

“Ho votato – ha detto, uscendo dal seggio in Via Col di Lana a Roma, Massimo D’Alema – come dice il partito”.

Tanto, sulla scheda elettorale, il voto è segreto.

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