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Lo scalpore dell’ovvio

Nelle linee programmatiche del Movimento 5 Stelle Montesacrino mancano le false promesse della scorsa amministrazione; ciò ha fatto urlare allo scandalo l'ex minisindaco Marchionne e alcuni autorevoli giornali. M5S Terzo Municipio: “Chi ha mentito con atti fuffa continua a prendere in giro la cittadinanza”

La politica dell’annuncio, sdoganata in Italia da Matteo Renzi, ha, come era facile prevedere, assuefatto media e attori politici locali, e confuso abbondantemente i cittadini. Sono ormai anni che il potere, in tutte le sue espressioni democratiche, fa un uso strumentale della comunicazione, sia come elemento di distrazione che come arma di cooptazione.

Questa struttura si rende evidente soprattutto negli ‘organi di prossimità’, cioè quei soggetti politici e  istituzionali che quotidianamente si rapportano con i cittadini, ovvero i Municipi.

E’ in questa trincea che risulta più palpabile il gap tra narrazione e realtà. Ed è esattamente questo che è stato pagato a caro prezzo dal Partito Democratico nelle ultime elezioni amministrative (oltre naturalmente a Mafia Capitale).

puzzaNel Terzo Municipio, nella scorsa amministrazione, si è assistito ad una vera e propria palestra comunicativa da parte degli attori locali, con un largo uso delle tecniche di cui sopra. Su tutti i punti critici spicca per esempio la querelle della Stazione Val D’Ala, chiusa inopinatamente nel 2014, nonostante rendesse centrale il territorio montesacrino. E quattro giorni prima della chiusura arrivò puntuale l’approvazione di un atto politico a Piazza Sempione contrario alla chiusura, e voluto fortemente dall’allora maggioranza capitanata da Marchionne. Parole nel vento: la chiusura non fu affatto ostacolata dal collega di partito Zingaretti, alla faccia del ruolo rappresentanza del Municipio rispetto a Comune e Regione. E allora a calmare le ire di cittadini e CdQ si è giocato d’attacco, con una raffica di annunci.

L’allora assessore ai trasporti Fabio Dionisi (Pd) nel 2014 diceva: “Mi spenderò per una celere riapertura a fronte delle proteste dei cittadini”, rincarando la dose nel febbraio 2015: “Entro un mese e mezzo riavremo a disposizione la stazione Val d’Ala perché crediamo nel potenziamento del trasporto ferro – gomma” e rilanciando poi così: “Stiamo inoltre lavorando per far passare dal Val d’Ala la Fm2”. Dionisi ci stava riprovando nell’aprile 2016, ma in una intervista fu clamorosamente smascherato in quanto sosteneva di non essere a conoscenza del recente finanziamento di 120 milioni di euro per il trasporto intraurbano romano deciso dalla Commissione Trasporti della Camera; quei soldi finirono altrove, con tanti saluti alla tanto sbandierata “ferma volontà politica del Pd per la riapertura della stazione Val d’Ala”.

noTMBIdem, con ‘cronoprogramma’ al vetriolo in riferimento alla più volte mancata chiusura del TMB Salario: nel febbraio 2014 il parlamentino votò all’unanimità un atto avente in oggetto: “Chiusura impianto AMA di Via Salaria, 981 e futura riconversione”. Non una parola sul fatto che tale vertenza non rientrava (e non rientra) affatto nelle competenze di Piazza Sempione, ma in quelle semmai della Regione Lazio.

Poi a rilanciare ci pensò l’ex Assessore all’Ambiente in Campidoglio Estella Marino a ottobre 2015: “La chiusura del TMB è l’ultimo atto del percorso che in questi anni ha visto l’amministrazione comunale e municipale lavorare insieme ai cittadini e all’Ama in un apposito tavolo partecipativo”. Certo, come no.

Non pago l’ex Presidente del miniconsiglio, sempre in quota Pd, Riccardo Corbucci sottolineava che: “La politica deve dare priorità e la priorità del territorio è chiudere questo maledetto impianto. Lo dobbiamo a noi stessi e a chi verrà dopo di noi”. E così i cittadini furono nuovamente distratti ‘a dovere’ con l’illusione, somministrata a più riprese, di far parte veramente di un processo decisionale democratico e partecipato.

Nonostante le vere e proprie affermazioni non veritiere di cui sopra il 3 agosto 2016, dopo l’approvazione delle linee programmatiche dell’attuale maggioranza a 5 Stelle locale, autorevoli giornali, di concerto con la minoranza capitanata dell’ex minisindaco Marchionne, hanno urlato allo scandalo in quanto mancano nel programma dei riferimenti alla chiusura del discusso TMB: “[…] completamente dimenticati i cinque anni di battaglie dei cittadini e delle due consiliature precedenti, reali e convinte seppur con l’obiettivo mancato e una grossa promessa disattesa”. E poi ancora: “Davvero troppo poco, un impegno più che minimo nullo su una delle questioni di maggior rilevanza per il territorio“. Verrebbe da chiedersi dunque: cosa autorizza a dire che sarebbero state dimenticate le battaglie dei cittadini e delle scorse amministrazioni? Inoltre, come ricordato sopra, il Municipio non ha poteri diretti sul destino del TMB.

Malgrado ciò è apparso palese il livore, in sede di approvazione del programma, di Paolo Marchionne che si è visto respingere un emendamento che suonava di nuovo come una falsa promessa, e che chiedeva di sostituire l’inciso sulla creazione di un osservatorio apposito, voluto dal Movimento 5 Stelle, con la frase: “Chiusura dell’impianto concertata con le Amministrazioni capitolina e regionale“ con tanti saluti all’onestà intellettuale nei confronti dei cittadini.

Dice Marchionne: “Se sul tema le linee sulle quali si orienterà il Municipio III da qui al 2021 sono solo queste appaiono banali e riduttive. Bisogna aggiungere l’obiettivo della chiusura: uno scopo che va detto e palesato e nel quale la maggioranza alla guida del territorio deve credere fermamente così come tutti al governo o in opposizione, pur avendo poi fallito, ci hanno creduto nelle precedenti consiliature“.

Chiaro? Secondo la tesi del Pd locale, è necessario credere alla chiusura del TMB, così come hanno fatto loro in passato anche se la questione non li riguardava direttamente e anche se così facendo si è fallito. In realtà oltre alla costruzione di una mera narrazione non è accaduto nulla, perché nulla in questo senso poteva accadere.

Infatti banalmente la Presidente Roberta Capoccioni, in riferimento all’emendamento bocciato evidenzia che: “L’emendamento chiede di inserire nelle linee programmatiche qualcosa di utopistico perché il Municipio sulla questione non ha competenze. Scrivere ‘chiusura’ sarebbe una bugia e nel nostro programma non vogliamo mentire: al momento” e aggiunge: “scriviamo quanto in nostro potere“.

Sulla querelle, peraltro, è intervenuto anche l’Assessore alle Politiche Ambientali Domenico D’Orazio che ha sottolineato che: “Il Municipio non ha né le competenze né il potere di chiudere l’impianto pertanto l’emendamento bocciato è stato giustamente rigettato perché viziato nella forma e nella sostanza. La sua chiusura, delocalizzazione o riconversione è subordinata all’elaborazione di un piano rifiuti da parte della Regione Lazio, competente in materia, che ne preveda tali risoluzioni”. Come se non bastasse il Movimento 5 Stelle del Terzo Municipio, dalla propria pagina Facebook fa sapere che: “Chi ha mentito con atti fuffa ( ad esempio l’atto con la quale si annunciava lá chiusura del TMB per la fine del 2015) e continua a prendere in giro la cittadinanza proponendo chiacchiere ha perduto questa battaglia per non averla mai combattuta davvero.”

Ed è proprio questa, anche secondo noi, la sintesi: la politica dell’annuncio e della pura narrazione alla quale credere necessariamente in barba ai regolamenti, alle competenze e, non ultima, alla realtà dei fatti, non solo ha prodotto danni tangibili al territorio nel recente passato, creando illusioni e paradossi, ma viene addirittura rimpianta, in una sorta di assuefazione generale al vecchio racconto del potere.

Lo scalpore generato dall’ovvio e dal banale ne è una prova.


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