Categorie: Cronaca
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Una fiaccolata per far luce sulla vicenda Cucchi

Sabato 8 novembre, alle ore 18, a piazza Indipendenza. Indignazione sui social contro la sentenza di assoluzione

In seguito alla sentenza del processo Cucchi che ha assolto dalle accuse tutti gli indagati e “scandalizzato” l’opinione pubblica in tanti hanno voluto manifestare solidarietà e vicinanza alla famiglia di Stefano.

Fumetto di Zerocalcare
Fumetto di Zerocalcare

Il silenzio intorno a questa vicenda sembra finire dove inizia il coro di voci della gente che chiede Giustizia. “Iniziamo ad accendere una luce su quel buio”. Scrive il fumettista Zerocalcare in riferimento alla fiaccolata organizzata dalla onlus ACAD (Associazione contro gli abusi in divisa) sabato 8 novembre, alle ore 18, a piazza Indipendenza, davanti alla sede del Consiglio superiore della magistratura.

stefano-cucchiSui social network in tanti hanno voluto lanciare un messaggio forte. Toccante la campagna popolare lanciata dalla pagina Facebook #vialadivisa in cui le persone vengono fotografate con un foglio con su scritto “Ad uccidere Stefano Cucchi sono stato io”.

Un servizio sulla storia di Stefano è stato realizzato anche dalle Iene mentre il Fatto Quotidiano ha avviato una petizione online. Anche i cantanti Fedez, Celentano e Jovanotti hanno lanciato un appello. D’altronde lo stesso Procuratore capo di Roma ammette: “è inaccettabile la morte di chi è affidato lo Stato”.

Oggi 7 novembre il Consiglio del Municipio XI ha approvato all’unanimità la mozione con la quale aderisce alla fiaccolata. “In un momento in cui la Giustizia sembra incapace di dare risposte ed individuare i colpevoli è importante che le Istituzioni facciano sentire la loro vicinanza stringendosi intorno al dramma di questa famiglia”. Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio municipale.
“Indipendentemente dal crimine commesso, se un cittadino è preso in custodia dalla Stato non può morire per cause diverse da quelle naturali: i segni sul corpo di Stefano restituiscono una ferita profonda per il nostro paese, che contravviene si principi di base di uno Stato di Diritto e pertanto auspico che nei gradi successivi di giudizio possa essere non solo ristabilita la verità ma identificati e puniti i responsabili, lo dobbiamo a Stefano, alla sua famiglia e soprattutto alla credibilità del sistema giudiziario italiano”.


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