Emanuele Sanzone laureato con “L’Ape ingegnosa di Pietro Giannone”

La ricerca, relatore il professor Domenico Cofano, ha approfondito la figura dello storico ischitellano, ponendo l’accento su una delle sue ultime opere
Emanuele Sanzone discute la sua tesi su Pietro Giannone
Emanuele Sanzone discute la sua tesi su Pietro Giannone

È stata discussa pochi giorni fa, nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia la tesi in letteratura italiana dal titolo “L’Ape ingegnosa di Pietro Giannone” elaborata dal candidato Emanuele Sanzone. Il lavoro di ricerca, che ha avuto come relatore il professor Domenico Cofano, ha approfondito la figura dello storico ischitellano, ponendo l’accento sull’Ape ingegnosa, una delle sue ultime opere.

Il lavoro è stato premiato con il massimo punteggio: Emanuele Sanzone è stato proclamato dottore con 110 su 110. Il lavoro – secondo l’autore – non è da considerarsi concluso, perché c’è ancora molto da ‘scavare’ e approfondire sulla figura di Pietro Giannone (Ischitella, 7 maggio 1676 – Torino, 17 marzo 1748). Una copia della tesi verrà donata al Comune di Ischitella a dicembre, con l’augurio che altri giovani ( e non solo) garganici possano condividere quest’avventura di approfondimento dello storico garganico.

EmanueleSansoneProclamatoDottore“Questo lavoro  – spiega Sanzone – nasce essenzialmente dalla mia curiosità personale intorno alla figura di Pietro Giannone, un autore che seppur nato e cresciuto nei suoi primi anni a Ischitella, a parte qualche sporadico convegno e l’intitolazione di strade, piazze e scuole, e di un premio letterario a lui intitolato, non trova molto interesse da parte dei suoi conterranei. Il primo approccio con l’autore non è stato facile, soprattutto per la quantità limitata di studi e analisi critiche sul Giannone, e per il modo complesso in cui l’autore scrive, che ha richiesto una lettura approfondita dei suoi testi”

Il lavoro si è incentrato su l’Ape ingegnosa, lo “zibaldone” giannoniano composto durante la prigionia, nelle carceri dei Savoia, a Ceva. In quest’opera confluiscono sia i principi filosofici delle opere precedenti, sia l’immensa quantità di citazioni e dati provenienti dalle letture della prigione e della formazione dello storico di Ischitella. Un’opera variegata dal punto di vista letterario e argomentativo che, proprio come le api ingegnose di Lucrezio, vuole attingere ai “fiori” della letteratura per donare al lettore un “nettare” delizioso e riflessivo sull’uomo, sull’arte e sulla natura.

Il primo capitolo della tesi è dedicato alle vicende biografiche dell’autore e alle sue due opere più importanti: l’Istoria Civile e il Triregno.

Avvalendosi dei testi della Vita scritta da sé medesimo, Emanuele Sanzone ha ricostruito le vicende umane del Giannone a partire dai primi anni vissuti nel centro garganico. Alternando narrazione storica e narrazione autobiografica ha analizzato il suo arrivo a Napoli, il successo professionale conseguito e il rapporto di astiosa avversione del clero e (dallo stesso  ingenerato) del popolo nei confronti dell’autore,  dopo la pubblicazione dell’Istoria Civile, la sua conseguente fuga verso Vienna alla corte dell’Imperatore, la lenta composizione del Triregno, la successiva fuga verso Ginevra e l’arresto ordito con l’inganno.

Segue una breve analisi dell’Istoria Civile, (sempre con un confronto con il testo giannoniano) l’opera che con la sua denuncia delle ambizioni mondane del clero ha attirato su di sé la censura ecclesiastica. Sempre nella prima sezione di questo lavoro s’inserisce la lettura del Triregno, Giannone in tre volumi si oppone apertamente al potere temporale della Chiesa, che invece dovrebbe perseguire i principi evangelici, oramai abbandonati. Dall’opera traspare, quindi, un ideale di vita semplice, primitiva, come quella degli antichi, che verrà ripreso più volte nell’Ape ingegnosa.

Il secondo capitolo della tesi, invece si concentra sulle opere del carcere. Partendo dal momento dell’arresto, la cui narrazione è affidata alle stesse parole del Giannone, Sanzone ha cercato di ricostruire il rapporto tra la scrittura giannoniana e le vicende umane, un rapporto che senz’altro trova il più grande compimento nella Vita scritta da sé medesimo. L’intento del Giannone è ben preciso: l’autore vuole dare la sua versione dei fatti per evitare che dopo la sua morte si vengano a creare versioni distorte o calunniose della sua esperienza umana.

Si passa poi all’introduzione dell’Ape ingegnosa, il manoscritto di circa 189 pagine autografe (più cinque aggiunte successivamente). Svariati sono i temi che lo storico di Ischitella affronta nel corso dei volumi, temi che trascendono dalla dimensione storico-giuridica delle altre opere e attraverso l’uso di spunti e di citazioni del mondo classico e moderno toccano i lati più intangibili dell’esistenza umana, come il rapporto con Dio, lo stato degli uomini, la natura, il tempo. Da questa concezione dell’uomo e dei suoi mali è partita la mia analisi testuale.

“Nell’impossibilità, infatti, di poter analizzare tutti i testi- spiega Sanzone- mi sono soffermato su quelle parti che tracciano per l’uomo l’origine dei suoi mali e soprattutto la via da seguire per quello “stato di grazia” che altro non è che la felicità dell’individuo”.


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