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Condanna per la morte del giovane calciatore Alessandro Bini

A Sandro Silvestri un anno e mezzo di reclusione, con sospensione della pena, per aver ritenuto idoneo un campetto della periferia romana in cui perse la vita il ragazzo

Un anno e mezzo di reclusione, con sospensione della pena, per aver ritenuto idoneo un campetto della periferia romana in cui perse la vita un giovane calciatore. Questa la condanna inflitta a Sandro Silvestri, commissario della Lega nazionale dilettanti del Lazio, che concesse il nulla osta all’omologazione del campo dove, lo scorso 2 febbraio 2008 durante una partita dilentantistica, perse la vita il quattordicenne Alessandro Bini.

Il giovane talento del "Cinecittà Bettini" si scontrò violentemente contro la maniglia di un tubo di irrigazione del rettangolo di gioco, priva della adeguata protezione in gommapiuma.

Per la morte sul colpo di Alessandro Bini, il pm Giuseppe Cascini chiese in primo grado una condanna a tre anni e otto mesi di reclusione per omicidio colposo e falsa attestazione di fatto, con un’iniziale scrittura nel registro degli indagati anche di Attilio Massolo, presidente e legale dell’Almas Roma, società propietaria del campo, scomparso da alcuni mesi.

I genitori di Alessandro, Claudio e Delia, hanno espresso soddisfazione per l’esito del processo dichiarando: "E’ stata fatta giustizia. Non volevamo vendetta, ma chiedevamo che fossero riconosciute le responsabilità per la morte di Ale. Speriamo che questa sentenza funga da monito per coloro che, preposti a vigilare, verificare e controllare, non adempiono con scrupolo ai loro doveri istituzionali."

"Ci auguriamo – concludono i coniugi – che ora LND, FIGC e CONI rivedano l’intera normativa sulla sicurezza degli impianti. E che riflettano sulla possibilità di affidarsi per le omologazioni delle strutture sportive a tecnici specializzati, e non a semplici volontari che non hanno le conoscenze opportune per tutelare la salute e la sicurezza di coloro che praticano sport”.


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