Roma, il grande magazzino dell’abusivismo

La mappa dei quartieri "reparto" dove trovare di tutto: dagli elettrodomestici agli abiti firmati

I quartieri romani ora si differenziano anche per tipo di merce venduta. È della vendita abusiva che parliamo, quella che è riuscita negli anni a costruirsi un vero business nella Capitale. Si potrebbe pensare ad un enorme grande magazzino, un market-mall americano, in cui senza una buona mappa ti perdi alla prima svolta a destra.

La terza pagina della cronaca di Roma del Messaggero – del 27 agosto 2014 – ha pubblicato una vera e propria geo localizzazione, modello Google Map, con tanto di tags che rimandano al nome del quartiere e al relativo commercio specifico.

L’abusivismo romano non è certo un fenomeno moderno, rischia anzi di entrare a far parte dell’immaginario comune della città con un giro d’affari del 30% rispetto al nazionale: 7,5 miliardi di euro l’anno.La fotografia della situazione, isolando quei settori che avevano attecchito meglio, è stata opera di Confcommercio e Confesercenti. Valter Giammaria, rappresentante dell’ultima, afferma senza indugio che “la situazione è ormai al collasso ed è ridicolo parlare solo di abusivismo quando la realtà ci piazza di fronte i mille volti del commercio illegale neanche fossero cataloghi di alta moda”.

ambulantiLe associazioni hanno contrassegnato dieci “zone rosse”, ognuna riconosciuta dal proprio tipo di vendita. Si parte con via Ottaviano e i suoi occhiali di plastica sapientemente montati intorno a lenti che dell’attenzione alla delicatezza dei nostri occhi non ne fanno certo un vanto. Il loro punto di forza sono invece quegli specchietti per le allodole che leggono firme di lusso. Anche se spesso i nomi sono storpiati e i loghi riadattati.

La seconda tappa dell’itinerario dell’illegalità, si ferma a Castel Sant’Angelo e nella zona del Vaticano con souvenir, valigie e foulard. Per arrivare poi al Pantheon e alla sua “pelletteria” plastificata, classica oggettistica da centro della città insieme ai portafogli e cinture di Piazza Navona, di via Frattina e via della Croce. Un arsenale di ambulanti in costante e accanita concorrenza con le famose boutique di lusso. Spostandosi un po’ si cambia genere: in viale Marconi e sull’Ostiense vanno per la maggiore elettrodomestici e macchinette da caffè oltre a scarpe ed accessori. L’abbigliamento rimane prerogativa di zone come Termini, via della Conciliazione, fino ai quartieri residenziali della Roma bene come Ponte Milvio e i Parioli.

Il contrasto a questo fenomeno ha sempre avuto deboli risultati, lo afferma Rosario Cerra di Confcommercio Roma e i dati non lo smentiscono: nel 2013 i sequestri romani sono stati del 69,8% per i prodotti di alta moda contraffatti, 13% per l’elettronica e del 16,6% per i beni di consumo. Sequestri che però non riescono a far luce sulla provenienza della merce.

I controlli poi trovano da sempre l’ostacolo delle “soffiate”. L’abusivismo infatti si è organizzato anche nel proteggere i propri magazzini-mobili, le Ape Car, con colleghi “palo” che allarmano immediatamente, come vere sentinelle, appena scrutano da lontano una volante della municipale. A questo vanno aggiunte le licenze “tarocche”, documenti in regola ma solo per vendita itinerante e non stanziale come obiettivamente è. Dietro alla presenza di un’Ape Car, mezzo mobile, anche se evidentemente non abilitata a muoversi per cause di forza maggiore (ruote a terra o mancanza del volante), gli abusivi si sentono comunque ai limiti della legalità in quanto i mezzi non possono essere sequestrati se hanno documenti e assicurazione in regola.

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