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Alemanno: «Debito Comune a 9,7 miliardi»

Bagarre, il Pd lascia il consiglio: «Buco inventato» Il sindaco: «Occultati dati di bilancio». Causi: tutte falsità, è solo propaganda, senza contare che Berlusconi tagliò i finanziamenti

ROMA (19 giugno) – Bagarre in Campidoglio a Roma. Il sindaco Alemanno ha iniziato la sua relazione sulla condizione finanziaria del Comune dicendo che «il debito del Comune di Roma è di nove miliardi 762 milioni di euro, un debito insopportabile per un ente comunale come quello di Roma». Subito dopo il consigliere del Pd Athos De Luca ha alzato i toni interrompendolo. «Vergogna vergogna – ha gridato di rimando Alemanno sbattendo il microfono sullo scranno – volete fare gazzarra per nascondere il dissesto che avete lasciato».

Mentre il consigliere De Luca esponeva un cartello con su scritto: «Alemanno inventa il buco per dare buca ai romani», altri consiglieri capitolini del Pd si sono seduti nell’area riservata al pubblico mostrando cartelli con scritto: «No notte bianca, no cultura, no pappa», «La commedia di Alemanno», «Alemanno inventa il buco per dare buca ai romani» ed hanno costretto il sindaco ad interrompere la sua relazione.

Il presidente dell’aula Marco Pomarici ha chiesto l’intervento della polizia municipale per sedare gli animi. Ma De Luca ha continuato ad urlare: «È una cosa contro il regolamento questa relazione che poi lascerà spazio ad una conferenza stampa in un luogo diverso da questo, con il ministro Tremonti, lasciando l’aula e i consiglieri che invece avrebbero il diritto di parteciparvi».

Quando gli animi si sono calmati, Alemanno ha ripreso la sua relazione, ma dopo pochi minuti la seduta è stata interrotta proprio per consentire al sindaco di poter andare alla conferenza stampa con Tremonti.

Occultati dati di Bilancio «Alcuni dati di bilancio in questi anni sono stati occultati – ha detto Alemanno – In questi anni c’è stata l’incapacità di gestire un vero processo riformista. Senza federalismo fiscale, senza poteri per Roma Capitale la macchina non poteva funzionare perchè gestita come un normale comune. La scelta delle Amministrazioni precedenti è stata quella di non affrontare di petto la situazione con una vera riforma del bilancio, ma di tirare a campare nascondendo la polvere sotto il tappeto. Polvere che poi è diventata una montagna».

Alemanno: una situazione difficile «È un rapporto molto pesante che ci indica che abbiamo un deficit strutturale di quasi un miliardo e cento milioni l’anno. È il buco che dobbiamo fronteggiare e che si aggiunge agli 8 miliardi e 150 milioni di debito accumulato dal Comune nel corso degli anni e che lieviterebbe nel giro di uno-due anni fino a 9 miliardi e mezzo se fossero applicati i progetti previsti dal Comune stesso. È una situazione molto difficile che abbiamo iniziato a fronteggiare da ieri con il decreto del governo». Lo ha detto il sindaco Gianni Alemanno nel corso della conferenza stampa in Campidoglio. Sul suo commissariamento ha sottolineato che è breve e « volto a elaborare il piano di risanamento. Viene rinviato l’assestamento di bilancio per legge e quindi abbiamo il tempo per presentarci alla decisione sul bilancio con la situazione monitorata e risanata».

«Dati ineludibili». «Quelli che ho presentato sono dati ineludibili. Abbiamo ben 1 miliardo e 89 milioni di debito strutturale, problema annuale del Comune di Roma che noi fronteggiamo ogni anno. Il debito nel 2007 è di 8 miliardi e 151 milioni, e crescerà fino a 9 miliardi e 762 milioni. Questa realtà, debito e deficit – ha spiegato il sindaco riferendosi al debito annuale – dimostra che siamo in una situazione gestibile, totalmente gestibile. A questo si aggiunge il problema di cassa, che deriva dai mancati trasferimenti regionali dell’Ater dovuti al blocco che si è verificato per la situazione della sanità del Lazio. Pesano inoltre gli oneri finanziari, stimati in 467 milioni per quest’anno e 633 per il 2009. Poi abbiamo la realtà dei tre miliardi di strumenti derivato e 720 milioni di fuori bilancio, quindi fuori dal deficit che è stato definito. Infine abbiamo gli oneri delle diverse aziende parlo di Atac e Ama, che hanno debiti veramente gravi, così come è venuto fuori grazie all’intervento del Governo che ieri ha voluto portare i libri in Tribunale».

«Piano di risanamento prima in Comune». Alemanno ha annunciato che il piano di risanamento sarà presentato prima in conisglio poi al governo, anche se il sindaco ha sottolineato il comportamento dell’opposizione che «non è stato adeguato».

«Ama e Atac salvate dal fallimento». «Se non ci fosse stato l’intervento del governo sicuramente l’Ama e l’Atac sarebbero andate in fallimento con tutte le conseguenze per i cittadini e per i lavoratori». E’ stata una delle considerazioni del sindaco durante la conferenza sul bilancio. «I bilanci presentati dalle ex aziende municipalizzate non sono corretti, né funzionali per essere approvati». Ciò che bisognerà fare adesso è «operare i necessari trasferimenti economici per il risanamento ed eviteremo che i libri contabili vengano portati in tribunale». Alemanno ha fatto inoltre sapere che la Corte dei Conti ha mandato una lettera in cui si preannunciava un’iniziativa e un’attenta vigilanza di ciò che stava emergendo sui conti del Comune di Roma.

«Tagli condivisi oppure a testa bassa». «I tagli devono essere fatti. Diteci se lo dobbiamo fare con condivisione e scambio, o a testa bassa. Ma non potremo fare ogni mattina la litania su chi ha la responsabilità» ha detto il sindaco Alemanno chiudendo i lavori di un Consiglio comunale piuttosto movimentato. «Non vi rendete conto del rischio che ci è passato vicino – ha detto il sindaco rivolgendosi all’opposizione – Se il governo non avesse fatto quell’intervento avremmo rischiato il dissesto. Leggete la relazione della Ragioneria. Non vogliamo escludere il Consiglio. E parliamone da persone civili. Di fronte ho interlocutori o dei nostalgici del passato? La fase nuova deve essere compartecipata». Ricordando l’atteggiamento «di collaborazione» con cui il Comune si sta ponendo nei confronti della Regione sul piano rifiuti, il sindaco ha detto che «la responsabilità non deve essere a senso unico».

Tremonti: centralità di Roma. E proprio Tremonti ha messo in primo piano la centralità di Roma. «Senza Roma federale, l’Italia non si può riformare». Così il ministro dell’economia Giulio Tremonti nella conferenza stampa in campidoglio con il sindaco Gianni Alemanno, parafrasando una frase di Cavour iscritta al ministero di via XX Settembre che recita «Senza Roma capitale, l’Italia non si può costruire» per indicare la centralità della capitale nel percorso di riforma federale intrapreso dal governo. Il ministro dell’Economia ha paralto anche di federalismo demaniale, per «restituire cioè la titolarità gratuita dei beni presenti sul proprio territorio, ad esclusione di quelli simbolo del paese o sede delle attività di governo». Mentre Almanno ha sottolineato come «L’intervento del Presidente del Consiglio è il segnale che dimostra e smentisce le tesi secondo cui il governo Berlusconi sarebbe stato un governo del nord contro Roma e che il sindaco della Capitale sarebbe stato lo scendiletto di questa logica nordista».

Blitz di De Luca alla conferenza con Tremonti Il consigliere Athos De Luca (Pd) con un cartello con su scritto “Il bluff di Alemanno” ha fatto irruzione anche durante la conferenza stampa con Tremonti informandolo della sospensione della seduta consiliare: «Questo è il rispetto. Lei non si dovrebbe prestare a questi giochi». Prendendo la parola qualche minuto dopo, Tremonti, ha detto sorridendo: «Chiedo scusa se la mia presenza ha creato disturbo».

Pd: il buco? solo propaganda politica. Il buco nelle casse capitoline, secondo i rappresentanti del Partito democratico in consiglio comunale, «è un grande bluff. Non esiste. È mera propaganda politica». Per esporre le ragioni di questa convinzione, il gruppo consiliare del Pd ha organizzato una conferenza stampa subito dopo quella convocata dal sindaco Gianni Alemanno con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Innanzitutto, «il governo – si legge nel dossier distribuito in conferenza – ha dato al Comune di Roma 500 milioni di anticipazioni e non di nuovi finanziamenti, che servono per i crediti che la Regione Lazio deve al Comune e per il mancato introito dell’Ici». Poi, il ricorso al commissariamento «è una soluzione ridicola e strumentale». Infatti, come denuncia il Pd nel dossier, «se ci fosse disastro, servirebbero ben altri tempi per risolvere la situazione», evidentemente, «il disastro non c’è e quindi si potrebbero utilizzare i poteri ordinari». Secondo il Pd capitolino «sul debito Tremonti ci ha dato ragione in quanto l’analisi del ministero conferma che il debito consolidato è pari a 6,8 miliardi», mentre la cifra di 1,3 miliardi di euro è da considerarsi come «linee di credito mutui per la realizzazione di importanti infrastrutture, che non è corretto inserire come debito se non quando verranno realizzate queste opere e solo in mancanza di altre fonti di finanziamento del Comune».

Causi: tutto falso, quello del sindaco è solo un espediente. «Smentisco nel modo più assoluto – dice il deputato Pd ed ex assessore al Bilancio del Campidoglio, Marco Causi – Non ho mai occultato nulla nel bilancio del Comune di Roma. Forse il sindaco Alemanno non sa che i cosiddetti "debiti fuori bilancio" possono essere riconosciuti soltanto dopo un’ istruttoria amministrativa, una firma del dirigente responsabile, una delibera di giunta ed una delibera di consiglio comunale. Negli anni passati, il bilancio preventivo del Comune ha sempre costituito all’inizio dell’anno un fondo per finanziare questo tipo di delibere che quindi non sono mai state occultate, ma sono invece state sottoposte, con trasparenza, ai procedimenti tecnico amministrativi previsti dalla legge, e soltanto a quel punto coperte finanziariamente. Una semplice somma di tutti i possibili contenziosi che l’amministrazione comunale potrebbe essere chiamata a pagare nei prossimi anni, non si sa bene quando e non si sa bene per quale ammontare. E’ solo un espediente per accreditare la mistificazione di aver trovato una montagna di debiti».

«Con Berlusconi i finanziamenti diminuirono». «Il ministro Tremonti – sostiene Causi – ha affermato che tra il 2001 e il 2006 i trasferimenti a Roma non sono diminuiti. E’ del tutto falso. Voglio ricordare che sotto il governo Berlusconi i trasferimenti al Comune di Roma sono scesi da 1.231 milioni di euro a 1.027 milioni all’anno, e la legge 396 per Roma capitale è stata progressivamente definanziata per essere poi ripristinata dal governo Prodi nel 2007 con 595 milioni».

Calderoli: prestiti sì, regali no. Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione ha giustificato l’investimento su Roma parlando di «un intervento economico per le prime emergenze, perché, responsabilmente, si è finalmente conclusa l’odiosa prassi dei finanziamenti a fondo perduto, ricorrendo invece ad un’anticipazione di fondi che verranno poi trattenuti dai prossimi trasferimenti dallo Stato alla città». Sintetizzandolo con il motto: «Prestiti sì, regali no».


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