Una bidonville in meno: sgomberate le baracche di via Tedeschi

Dopo 40 anni di inferno, evacuate alcune fatiscenti abitazioni a due passi dal centro. Tra Quintiliani e la Stazione Tiburtina, tra topi, pulci, marrane e siringhe

Un altro piccolo passo per cancellare un brutto capitolo della storia di Roma: le baracche di via Achille Tedeschi, tra Quintiliani e la Stazione Tiburtina, sono state finalmente sgomberate. Nell’arco della mattinata del 28 aprile 2010, dopo anni di stallo e infinita attesa, è stato così risolto uno dei casi divenuti ormai più imbarazzanti tra quelli pendenti sull’Amministrazione capitolina: una strada, a ridosso della Roma felice, abitata da topi, pulci, pidocchi, sciami di zanzare tigre, gatti randagi, e infine, anche da qualche uomo.

Via Tedeschi, strada così vicina in termini di spazio ai raggianti negozi di via Tiburtina e all’omonima Stazione, ma così simile nella sostanza a una bidonville brasiliana, è stata per anni una strada completamente abbandonata al proprio destino dal Comune di Roma, nonostante l’inserimento dell’area nel progetto Sdo e i conseguenti piani di esproprio.
La storia delle baracche di via Tedeschi iniziò circa 40 anni fa, quando sei famiglie occuparono abusivamente l’area, costruendo precarie abitazioni, prive sia di fondamenta e acqua corrente, che del riconoscimento della residenza da parte del Comune di Roma, giunto poi solo negli anni ’90.

I sei nuclei hanno convissuto negli anni in un profondo degrado e alcuni di loro già vent’anni fa inoltrarono la richiesta di assegnazione di un alloggio popolare. Pochi anni fa, con l’avvio dei lavori per lo Sdo, i Mondiali di Nuoto, la nuova Stazione Tiburtina e la Tangenziale Est, i nuclei vennero espropriati dal Comune per pubblica utilità e in particolare per l’adeguamento della rete fognaria necessaria al Polo natatorio di Pietralata e i lavori per la condotta fognaria Marranella II.
Le case promesse nel 2008, tuttavia, non arrivarono mai e furono in loro vece proposti residences prefabbricati. L’offerta fu rispedita al mittente, nonostante il fatto che l’avvio dei lavori avesse aggiunto, ai già pochi (!) problemi delle sei famiglie, altri gravissimi disagi. La beffa prese forma, infatti, pochi mesi dopo l’inizio dei lavori, quando, dagli scavi aperti per la rete fognaria, risalirono verso via Tedeschi valanghe di ratti, che ben presto assediarono i terreni intorno alle abitazioni. Una vera emergenza, alla quale testimoniarono anche l’assessore alle Politiche sociali Campana, i vigili urbani e gli inviati della ASL: tutti poterono certificare con i propri occhi una situazione vergognosa e pericolosissima, un’area infestata da siringhe, preservativi, pulci, pidocchi, topi, zanzare tigre e gatti randagi, e inondata dai nauseanti odori delle fogne a cielo aperto di alcuni accampamenti rom, nonché dai materiali di qualsiasi genere bruciati in continuazione da chiunque.

Dopo vani e vacui tentativi di bonifica dell’area, tra blande derattizzazioni e saltuari sopralluoghi, finalmente si è giunti alla decisione dello sgombero e dell’assegnazione degli alloggi alternativi. Storia finita? No, ovviamente. Il Comitato di quartiere Monti Tiburtini, che ha sede proprio in via Achille Tedeschi, a questo proposito ci ha spiegato come sia andata il realtà l’operazione del 28 aprile. “Sul posto sono intervenuti gli agenti del V Gruppo della Polizia municipale e gli addetti del Comune di Roma dipartimento Attuazione Sdo, e hanno operato con molta discrezione e professionalità, meravigliandosi tuttavia della mancanza sul posto di rappresentanti comunali per le Politiche Abitative. Le aree – si è affermato – sono state prese in consegna dagli uffici del Comune, ma soltanto per quei nuclei familiari risultati idonei per l’assegnazione dell’alloggio popolare. Gli altri 3 nuclei al civico 64a/ 64b / 66 – continua il Comitato – hanno avuto una proroga di 20 giorni per fare ricorso contro la loro esclusione dalla graduatoria, motivata con l’incompatibilità del loro reddito”. Tre famiglie, dunque, abitano ancora oggi a via Achille Tedeschi.

Oltre alle abitazioni, è stata chiusa anche la sede del Comitato Monti Tiburtini, già espropriata e in attesa di essere abbattuta. Al portavoce dell’associazione, come per i nuclei, è stato assegnato un alloggio, ma fuori Roma. Sul punto il Comitato ha dato il via a una vibrata protesta, che ha portato anche ad azioni di querela da parte del Comune: “Ad oggi non abbiamo ancora una sede – afferma l’associazione – visto l’esproprio e la nostra deportazione in alloggi popolari fuori dal V Municipio. L’Ufficio Politiche abitative del Comune ha mandato alcuni di noi a Tor Bella Monaca, mentre il portavoce del Comitato è stato addirittura spedito vicino al cimitero di San Vittorino, ultimo paese che confina con il Comune di Roma, sotto Tivoli. Hai capito che trattamento ci hanno riservato?”

A via Achille Tedeschi, insomma, i problemi non sono finiti. Certo, lo sgombero di parte dei residenti è un fatto da ricordare. Basta però non dimenticare il fatto che, finché le sistemazioni e le operazioni su quella strada non saranno ultimate, via Tedeschi continuerà a rimanere una ferita sociale, ancora aperta, della capitale d’Italia. Una delle più brutte.


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Commenti

  1. alessio  

    naturalmente no che non è finita purtroppo queste fatiscenti abitazioni vengono attualmente occupate da extracomunitari che per le loro serata si adoperano alla ricerca di alloggi di fortuna come questi, specialmente nella notte,le porte e finestre che erano stati murati sono stati rimossi da questi artefici che pernottano la notte, è vergognoso tutto cio a distanza di 3 mesi ancora non vengono abbattute queste case.Perchè? e Perchè devono starci dentro questi personaggi che mettono a rischi anche l'incoluminità del vicinato stesso.

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