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Il governo paga i debiti di Roma e approva il piano di rientro: 500 milioni l’anno

Berlusconi firma il decreto chiesto da Alemanno. Nel tempo sarà azzerato il debito di 9,6 miliardi

Il Campidoglio esce dallo stallo economico dovuto al pesante debito che grava sulle casse comunali. E, come sottolinea il sindaco Gianni Alemanno, «evita il dissesto finanziario». Ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha formalmente approvato il piano di rientro dal debito del Comune di Roma, che era stato presentato al Governo dallo stesso Alemanno, in qualità di commissario straordinario per l’elaborazione del piano di rientro. «Con un decreto – si legge nel comunicato ufficiale del 6 dicembre 2008 di Palazzo Chigi – il presidente del Consiglio ha autorizzato il commissario straordinario ad adottare tutti i provvedimenti necessari e opportuni per l’attuazione e la gestione del piano di rientro, procedendo alla liquidazione e al pagamento».
Si chiude così una fase particolarmente delicata per l’amministrazione capitolina che, praticamente subito dopo l’insediamento della nuova giunta, ha dovuto bloccare le spese straordinarie, rinviando anche la manovra di assestamento del bilancio 2008, abitualmente prevista per l’inizio dell’autunno. «Grazie a questa firma il Comune di Roma evita il dissesto finanziario e gestisce, con l’aiuto del Governo, il debito di 8 miliardi e 600 milioni di euro ereditato dalla precedente amministrazione», dice il sindaco. «È veramente un evento storico per il Campidoglio, che rimette i conti in ordine – aggiunge Alemanno – Possiamo dire che in questo giorno rinasce il Comune di Roma, con la prospettiva di diventare Capitale d’Italia grazie all’emendamento approvato dal Governo sul quale si sta trovando un’intesa istituzionale con la Regione Lazio e la Provincia di Roma».

Secondo la relazione presentata a Palazzo Chigi, il debito capitolino ammonta a 8,6 miliardi di euro: 6,8 del debito storico, al quale bisogna aggiungere un miliardo e 816 milioni di euro di extra deficit. Le voci principali che compongono quest’ultima parte sono tre. La prima, secondo il piano di rientro, ammonta a 700 milioni di euro e riguarda i debiti derivati dai contenziosi (per esempio terreni espropriati) che non sono stati previsti in bilancio. La seconda voce riguarda i fondi necessari per la ricapitalizzazione di alcune delle società partecipate dal Comune, per circa 70 milioni di euro. La terza, la più cospicua, supera gli 800 milioni e riguarda altri debiti cosiddetti “fuori bilancio”. Tra questi compaiono anche crediti vantati dalle società della holding capitolina e approvati dai bilanci dallo stesso Comune, che però il Campidoglio non ha mai pagato.

Tre gli strumenti fondamentali utilizzati nel piano di rientro.

Il primo è lo stop al piano di assunzioni approvato in passato dal Comune, con il rallentamento del turnover, per evitare un ulteriore irrigidimento della spesa fissa.

Il secondo provvedimento è la semplificazione della holding Comune di Roma che attualmente conta 81 società per un totale di 26 mila dipendenti circa. Le aziende dovrebbero essere ridotte del 25 per cento, partendo dai trasporti con l’accorpamento di Met.Ro e Trambus e uno snellimento di Atac, che diventerà una agenzia “leggera”. L’Ama dovrebbe assorbire le aziende satelliti e ci saranno privatizzazioni.

Il terzo provvedimento riguarda l’efficientamento del recupero di imposte e tariffe. Prima tra tutti la Ta.ri. e la sua anagrafe che, secondo gli esperti del Campidoglio, è stata la causa principale delle cartelle pazze inviate ai romani negli scorsi anni.

Il sindaco di Roma ha intanto invitato la Regione Lazio a saldare il conto con la Capitale: «Se la Regione Lazio, che ha incassato dal governo 1,3 miliardi di euro, ci erogasse i crediti che vantiamo nei suoi confronti – ha spiegato Gianni Alemanno – riusciremmo a risolvere molti problemi di cassa e pagare molte fatture».

Il Piano di rientro. Con i fondi erogati dall’Esecutivo, in tutto 500 milioni, la Capitale, ha spiegato Alemanno, potrà «ripartire con la normale attività di bilancio, cominciando con l’assestamento 2008 che ci permetterà, tra l’altro, di utilizzare queste risorse per affrontare problemi come il degrado e per ricapitalizzare le aziende pubbliche». Fondi, ha detto, che «permetteranno di porre fine alla gestione commissariale»: dopo l’approvazione dell’assestamento di bilancio 2008, «entreremo nel bilancio vero e proprio, quello del 2009-2011 che sarà approvato a gennaio». La priorità, ha concluso, «è tornare alla normalità ed essere in grado di portare avanti le normali attività di bilancio».


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